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Sandon e la sua storia

Unica frazione del Comune di Fossò, il paese di Sandon occupa una fertile area pianeggiante a nove metri di altezza sul livello del mare.

Sandon

Unica frazione del Comune di Fossò, il paese di Sandon occupa una fertile area pianeggiante a nove metri di altezza sul livello del mare.

“Da alcune memorie sparse qua e là rilasciate dai miei antecessori ho potuto raccontare un po’ di storia di questa parrocchia. Sandon venne così nominato, non dal nome di un santo, ma dai ‘sandoni’, grosse barche di gran portata che da Venezia, attraversando la laguna, venivano introdotte sul fiume Cornio che – scrive il Gennari parlando dei fiumi del territorio di Padova – era un fiume non ignobile del padovano. Detti ‘sandoni’ approdavano alla riva di questa villa (inteso come paese ndr), per caricare granaglie, vino, biada ed altri generi per i bisogni di Venezia, onde, come si riscontra negli antichi documenti, appellavasi questo luogo ‘Ripa Sandonis’ ed in seguito correttamente Sandon”.

Con queste parole, scritte in una propria memoria del 1925, don Giuseppe Borsato, parroco a Sandon dal 1911 al 1938, anno della sua morte, dava una propria interpretazione sull’origine del nome del piccolo paese presso il quale aveva cura delle anime. È invece Ferdinando Salvatori, nel suo pregevole libro “Memorie di Sandon”, pubblicato nel 2011, a dare notizia di un passato molto antico per la frazione di Fossò citando la presenza, attorno alla chiesa, di numerosi resti di materiale di pietra trachitica dei Colli Euganei, in parte costituiti da grossi blocchi squadrati, due dei quali decorati. Reperti antichissimi, sui quali sono state fatte numerose supposizioni meritevoli di un prossimo studio. Ancora Ferdinando Salvatori, nel citato libro, riporta la notizia (corredata da immagini), del rinvenimento nel 1960 presso la campagna De Lorenzi di alcune tombe di epoca romana con corredo funerario costituito da anfore, ampolle e lucerne.

Tornando alle memorie di don Borsato, così egli descrive l’abitato di Sandon prima della costituzione della parrocchia: “Non era Sandon, come vedremo, ancora una parrocchia, ma una villa che apparteneva quasi tutta ai due monasteri delle monache di san Giovanni di Torcello e delle Vergini della Celestia, ad eccezione di una piccola tenuta, detta dei Crociferi, appartenente al nobile veneziano Caffrè e di qualche altra cesura. Quanto apparteneva ai monasteri venne demaniato da Napoleone I e, dopo essere stato appaltato ad alcuni impresari che si succedettero, uno peggiore dell’altro, senza nessuna utilità da parte del Demanio, fu venduto per meschinissimo prezzo e ciò perché soggetto a inondazioni”. Comune dal 1806, Sandon fu successivamente unito a Fossò nel 1815, quando il Veneto passò sotto il controllo del governo austriaco.

Tra i fatti memorabili accaduti in paese, rimase a lungo nella memoria degli abitanti di Sandon il terribile freddo del 1929, così raccontato da don Borsato nella citata Cronistoria parrocchiale: “Nei giorni dall’1 al 7 febbraio 1929, preceduti da una abbondante nevicata, la temperatura scese quasi normalmente a 15, 16 e 18 gradi sotto lo zero. Anche l’acqua delle ampolline addette per la Santa Messa fu trovata tutta un pezzo. Tutti dicevano non ricordarsi di un freddo simile, come non vi era ricordo di tanta miseria e fame, causa la lunga siccità dell’estate scorsa: cinque mesi senza pioggia. Aggiungo che oggi, giorno di san Giuseppe 19 marzo, la temperatura è discesa a zero gradi. Nei giorni dall’8 al 29 febbraio discese sempre a 17, 18 gradi sotto zero. Nel giorno 19 si trovò tutto agghiacciato anche il vino nella ampollina per la Messa. Nelle cantine il vino si agghiacciò quasi tutto e moltissime piante, viti, ficaie etc. morirono. I danni del freddo furono grandissimi, si predice che il 70, 80% delle viti vecchie siano morte. Il 4 aprile la temperatura è discesa a zero. La neve è caduta in diverse parti d’Italia e in grande quantità in Russia. Oggi 7 aprile 1929 vedo il Cornio in parte agghiacciato. Da sessanta anni in poi non si vide tanta povertà come nell’inverno 1929|30, a causa della siccità, tempesta, completa mortalità della vigna, deprezzamento dei generi; anche famiglie economicamente solide rimasero senza bestiame e cariche di debiti”.  

Paese marcatamente agricolo, dalla seconda metà del secolo scorso Sandon ha avuto uno sviluppo edilizio residenziale importante, pur mantenendo alcune caratteristiche di un borgo antico con importanti testimonianze storico-artistiche degne di essere conservate e rivalutate.

Per saperne di più

DON GIUSEPPE BORSATO, “Raccolta di cenni storici e cronologia della Parrocchia di San Giacomo Maggiore di Sandon”, 1925. Riportato in: FERDINANDO SALVATORI, Memorie di Sandon, Il Poligrafo, 2011.

FERDINANDO SALVATORI, Memorie di Sandon, Il Poligrafo, 2011.

La costruzione del nuovo alveo del fiume Brenta, scavato per far defluire le acque verso la laguna con l’intento di salvare in caso di piena i paesi della Riviera del Brenta dalle terribili inondazioni ricorrenti, cambiò il volto del paese di Sandon.

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Nel suo libro “Sandon: una storia ritrovata”, dedicato al restauro del dipinto “il Crocifisso tra sant’Antonio e santa Marta” custodito nella chiesa parrocchiale, la studiosa Sara Grinzato ripercorre la storia della chiesa di Sandon.

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Attualmente in stato di profondo degrado, villa Caffrè fu costruita nella seconda metà del XVII secolo dall’omonima famiglia.

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Sulla storia di questa costruzione ha scritto un capitolo Ferdinando Salvatori nel libro “Memorie di Sandon”, ripercorrendo la storia antica e più recente con suggestive immagini custodite nell’archivio di famiglia.

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Lungo la via Provinciale, a pochi passi dalla chiesa di Sandon, sorge un piccolo complesso di archeologia industriale, purtroppo abbandonato, costituito dalla fornace con essiccatoio.

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Ultima modifica: mercoledì, 31 maggio 2023

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